dall'omelia di Mons. Giuseppe Martinoli per la festa del 750° del Beato Manfredo Settala (1967)

Cari fedeli, site qui venuti in pellegrinaggio per incontrarvi col Beato Manfredo. II pellegrinaggio è cominciato quando egli si trovava ancora sulla terra: viveva e si santificava da eremita, nella solitudine del monte San Giorgio. Fedeli isolati o a gruppi lo raggiungevano lassù, dopo un viaggio talvolta faticoso e lungo e lo avvicinavano con la devozione che ispirava il saperlo sempre unito con Dio.
Poche notizie sono giunte fino a noi per dirci quale fu allora l’opera sua: ma per avere un’idea di quel pellegrinaggio ci basta ricordare che appunto già allora egli era venerato come un Santo. I fedeli salivano a lui, perché lo sapevano caro a Dio e potente intercessore presso di lui portando il peso delle loro croci, dei loro affanni, delle loro miserie; gli chiedevano che guarisse gli infermi, invocasse la pioggia per il terreno arido che comprometteva il raccolto, implorasse la clemenza divina contro la pestilenza che gettava intere popolazioni nella desolazione e nel lutto: ma meglio siamo portati a pensare che le anime andassero a lui per avere quella edificazione e quegli aiuti spirituali che possono venire solo da Dio e dai suoi Santi. Lassù sono saliti molti che avevano bisogno di conforto, di incoraggiamento, di conversione: seguivano l’invito del Signore: “Venite a me, voi tutti che siete sotto il peso della croce, ed io vi solleverò”.
Ma l’opera dei Santi non termina con la loro morte; piuttosto, incomincia sotto altra forma nel momento della loro nascita al Cielo. L’attrattiva verso il Santo quando si trovava sul monte San Giorgio è continuata e continua nell'attrattiva verso il suo sepolcro, che ha trovato la sua sede nella chiesa di Riva.
E qui la storia ci documenta intorno alla venerazione, di cui sempre godette questo sepolcro glorioso. Se da una parte si pensa con edificazione e commozione al lungo pellegrinaggio di fedeli, di tutti i ceti e di tutte le condizioni, che sono passati in questi sette secoli e mezzo davanti a questo sepolcro, si sono inginocchiati davanti alle reliquie del Beato Manfredo per chiederne la protezione, invocarne l'aiuto, richiamarne gli esempi, anime in festa ed anime in pena... si deve anche esultare commossi di fronte alla pietà giusta ed un po’ gelosa del popolo di Riva nel circondare di venerazione il suo Beato, con una cura ed una perseveranza che il volgere dei secoli non ha minimamente affievolito.
O popolo di Riva, pensa oggi alle generazioni che ti hanno preceduto, ai tuoi Morti che qui vollero, riconoscenti e benedicenti Iddio, le spoglie dell’eremita del San Giorgio: possano il richiamo e l’intercessione del Beato Manfredo continuare a segnare le tue vie per il vero progresso
religioso, spirituale e morale.
Ma oggi, mentre sentiamo il Beato Manfredo a noi tanto vicino - vicino nel suo Corpo e certamente vicino nella sua anima glorificata dalla visione di Dio — mentre pensiamo e confidiamo nella sua protezione, resa chiara ed evidente da una serie di grazie e di miracoli ottenuti per la sua intercessione, raccogliamoci presso le sue reliquie per chiedergli che ci ripeta quegli insegnamenti e ci fissi nel cuore quelle convinzioni che hanno guidato la intera sua vita, e che certamente egli ha ripetuto ai fortunati che lo raggiunsero sul monte San Giorgio.
E quali insegnamenti particolari ci propone oggi il Beato?
Primo insegnamento: il Beato Manfredo che lascia tutto per meglio trovare Dio è una grande lezione per noi a cercare Dio, Sommo Bene, nostra pace e nostro premio dopo i brevi giorni della vita terrena. II cristiano è chiamato a vivere la sua eternità nell'intimità con Dio. La vita futura dovrebbe essere, sotto altro aspetto ed in altro modo, la continuazione della vita terrena: qui la vita con Dio nella grazia, là la vita con Dio nella gloria e nella beatitudine. Quando l’anima sarà separata dal corpo, tenderà spontaneamente e necessariamente verso il suo principio, che è Dio; perché, finché si trova sulla terra, illuminata dalla fede, non tenderà pure verso Dio, cercandolo, amandolo e servendolo?
È il primo insegnamento del Beato Manfredo: cercare Dio per tutta la vita e mettere sempre Dio al primo posto nella vita!
Secondo insegnamento: il Beato Manfredo lascia tutto e si ritira nella solitudine del monte San Giorgio per potere, indisturbato, intensificare la sua comunicazione con Dio.
Ridotto il colloquio con le persone di questo mondo ai momenti delle visite dei fedeli, egli inizia un colloquio con Dio, che praticamente non si sospende mai. Quale esempio, fedeli carissimi, e quale lezione per noi! Quale invito ad intensificare i nostro colloqui con Dio ed a considerarli in tutta la loro
preziosità! Quale invito a mettere anche nella nostra vita, forse tanto agiata, un po’ di quella solitudine che permetta all'anima di meglio aprirsi a Dio ed a Dio di meglio comunicarsi all'anima!
É in questi momenti ed in questa conversazione col Cielo, che la vita nostra si vede veramente alla
luce di Dio, e che maturano quelle riflessioni e risoluzioni che danno alla vita un tono veramente cristiano.
Terzo insegnamento: Il Beato Manfredo s'é ritirato dal mondo perché ha giudicato che esso costituiva un ostacolo alla sua unione con Dio. Non a tutti è domandata la stessa rinuncia: ma per tutti vale l’affermazione del Signore: “Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo". Con queste parole Gesù Cristo ha insegnato a persuadersi che Io Spirito del mondo è inconciliabile con Io spirito del Vangelo, ed ha messo in guardia contro i facili compromessi, che si risolvono sempre in danno per la pratica della vita cristiana, e prima ancora con lo spirito cristiane.
Fedeli carissimi, questi sono i richiami perenni del Vangelo che oggi ci propone il Beato Manfredo, dopo di averli vissuti e predicati.

E preghiamolo:
o nostro Beato Manfredo,
discepolo degno di Cristo;
a Lui, nostra guida e maestro,
mantienici sempre fedeli.